La cittadina di Nemi ha visto soggiornare scrittori come Andersen, Goethe, Stendhal, Byron, d’Annunzio. E pare che il musicista Gounod prese ispirazione dal panorama notturno del lago di Nemi per comporre la sua celebre Ave Maria. non per nulla sulla chitarra aveva inciso la scritta “Nemi, 24 aprile 1862”.
Nemi, gioiello dei Castelli Romani, appena 30 chilometri a sudest di Roma, sorge infatti in magnifica posizione su un poggio che domina il piccolo Lago di Nemi. In un intatto ambiente urbano e agricolo di grande valenza culturale e paesistica, interamente compreso nell’area del Parco Regionale dei Castelli Romani e che è anche stato proposto all’Unesco per l’inserimento nel Patrimonio dell’umanità.
Stretto fra la montagna e il ciglio del cratere formatosi 200mila anni fa, il centro storico di Nemi è rimasto quasi immutato dal Seicento. Il suo nome deriva dal latino “nemus”, bosco, e non a caso: il lago infatti è sempre stato circondato da fitte selve. E proprio alla dea dei boschi e della caccia, Diana, era dedicato il tempio-santuario romano di Diana Aricina o Diana Nemorense, un enorme complesso con un perimetro di 200 metri per 175, esteso su 45mila mq sulla sponda settentrionale del lago, vicino a dove si trova ora il Museo delle navi romane. La pianta del tempio, dove Diana era venerata anche come protettrice delle nascite (Lucina) e divinità ctonia (Ecate), non è ancora ben nota: sono state riportate alla luce solo le parti più alte, i Nicchioni, affioranti dal suolo, e alcuni ruderi. L’antropologo James G. Frazier, nel suo leggendario saggio “Il ramo d’oro”, affermava che proprio nel recinto del santuario cresceva l’albero con il ramo d’oro che aveva consentito a Enea di penetrare nel regno dei morti.